La favorita

di Yorgos Lanthimos

Siamo agli inizi del diciottesimo secolo alla corte di Anna Stuart di Gran Bretagna. Infuria la guerra contro la Francia. Le due opposte fazioni, Tories e Whigs, si scontrano duramente in Parlamento, confondendo con le loro pressanti richieste la regina. Che, essendo molto influenzabile, non sa che pesci pigliare. Completano l’affresco alcuni gentiluomini di corte che si trastullano scommettendo sulla corsa delle anatre; mentre altri, mezzi nudi e laidamente imbellettati, si prestano a fare da bersaglio umano al lancio delle arance. Con annesse risate stridule e compiacenti.

Il regista, tuttavia, non è sull’universo maschile che vuole indugiare. Ci hanno già pensato altri. Decide piuttosto di soffermare lo sguardo, impietoso come una lente di ingrandimento, sul grottesco trio femminile costituito dalla regina Anna, da Lady Sarah Churchill duchessa di Malborough – affascinante e astuta consigliera regale – e da Abigail Masham – aristocratica decaduta e ripetutamente abusata. A cominciare dal padre, che la vende a parziale risarcimento di un debito di gioco. Entrambe hanno più di un motivo per adulare la regina. La prima, moglie del più valente generale dell’epoca, ha tutto l’interesse a far sì che Anna continui la guerra contro la Francia. Mentre Abigail vuole ingraziarsela per risalire la scala sociale. E poiché l’istinto di sopravvivenza non le manca, userà ogni mezzo per spodestare Lady Sarah dal ruolo di confidente. Va detto che la regina col suo carattere umorale e cedevole alle lusinghe alimenta la loro rivalità. Compiacendosene. Sentirsi contesa appaga il suo narcisismo. Inoltre sa di averle in pugno, perché disposte a tutto. Anche a soddisfare i suoi robusti appetiti sessuali.

Tuttavia il crudele affannarsi delle tre donne non porta a nulla. La regina rimarrà una sventurata, di salute cagionevole e profondamente sola. A parte dei conigli bianchi che coccola amorevolmente. Ben consapevole che l’espressione degli occhi della favorita, nel momento del piacere, ha a che fare col disgusto malcelato più che col desiderio.
La giovane Abigail, dall’alto della sua riconquistata posizione sociale, continua a rimanere schiava del volere altrui. Cambia l’ambientazione, ma il copione si ripete tragicamente.

Lady Sarah viene brutalmente scaricata per una donna più giovane e più avvenente. E anche se è ricca, ha un marito importante e le si prospetta un avvenire agiato, subisce l’umiliazione di essere trattata come merce deperibile

Dunque ne escono tutte e tre sconfitte. E quel che Lanthimos sembra suggerire, con feroce sarcasmo e buona pace delle femministe, è che la brama di potere non è una questione di genere ma una caratteristica della persona.

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La Favorita