Il 5 maggio scorso si è tenuto a Parma un incontro per presentare il “Progetto Microaree di Trieste: un’ esperienza innovativa in campo socio-sanitario”.
L’incontro, che ha avuto una buona e interessata partecipazione di pubblico, è stato promosso dal Ruolo Terapeutico di Parma in collaborazione col gruppo Freud’s Book’s- di cui fa parte- all’interno del Festival della Complessità 2018.
Qui sotto potere vedere il teaser del cortometraggio Corte Battera prodotto per il progetto:
“Il Progetto Microaree di Trieste: presentazione di un’esperienza innovativa in campo socio-sanitario”
Il progetto “MICROWIN-MICROAREE“ nasce nell’ambito del “laboratorio internazionale WIN-WELFARE innovations” per sviluppare un welfare di comunità. Tale progetto vede, sin dall’inizio (2005), la collaborazione dell’Ambito comunale, dell’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale (ATER) e di altre realtà di intervento a carattere sociale e sanitario. Coinvolge, inoltre, le imprese e gli esercizi commerciali, le associazioni di volontariato e i cittadini attivi del territorio.
La Microarea è un territorio fisicamente aggregato (quartiere, piccolo comune, agglomerato di case) che comprende tra i 1000 e i 2500 abitanti. Finalità principale della sperimentazione è la promozione della salute e l’aumento del benessere all’interno di queste aree delimitate, spesso degradate, scelte sulla base di criteri eterogenei, con prevalenza per le zone con edilizia popolare e un minimo d’identità storica e “rionale”. Attraverso questo progetto si cercano di coniugare il mandato istituzionale di un’Azienda Sanitaria con la persona quale protagonista attiva nel proprio progetto di salute, capace di generare nuove risorse anche a ricaduta sociale.
Questa dimensione è considerata adeguata per una reale sperimentazione di integrazione e soprattutto per un’effettiva partecipazione dei diversi soggetti che insistono sul territorio individuato: abitanti, rappresentanze della cittadinanza attiva, operatori, ma anche istanze amministrative e politiche. (Flavio Paoletti)
“Un potere che la microarea esprime, e che investe il ruolo dell’operatore, è dato dalla continuità e dalla vicinanza che si crea nei gesti quotidiani, indipendentemente dalle fasi della malattia, al di là della diagnosi e del problema sanitario specifico. Tu ci sei giorno per giorno, e ci sei in itinere, cogliendo tutte le variazioni del contesto. La referente di microarea rimane sul posto, si inscrive nel continuum della vita delle persone, e questo può spiegare l’affettività che circola in queste storie.”
(Monica Ghiretti)
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Qui sotto potete scaricare la locandina dell’incontro con le relative informazioni