Dichiaro apertamente che scrivendo queste righe sul libro di David Gerbi e Maria Micheloni, Un sogno non interpretato è come una lettera non letta, sono di parte. Ma ho due scusanti.
La prima è che amo anch’io mettere le mani nei sogni, i miei, quelli dei miei pazienti e nei laboratori di gruppo dove condivido con altri terapeuti le ultime consapevolezze acquisite.
La seconda è che ho avuto il piacere d’incontrare David Gerbi al seminario greco del Ruolo Terapeutico nel 2010 e l’onore di sperimentare l’intensità del suo approccio ai sogni.
Mi è stato immediatamente chiaro, in Grecia, che avevo davanti un maestro e che avrei fatto meglio ad aprirmi bene e subito al mio sentire, se volevo cogliere l’occasione d’imparare il più possibile da lui. Occasione che, guarda caso, un sogno e alcune coincidenze mi avevano preventivamente ventilato. E così è successo. Gerbi lo sa, ma colgo l’occasione di ripetere qui che lo ringrazio per la sua generosa e autentica sapienza sui sogni, frutto della ricerca di una vita.
La lettura di questo piccolo ma sostanzioso libro è stata quindi per me assai coinvolgente, tanto da rituffarmi con la memoria nei giorni in cui ho vissuto di persona l’esperienza di mettere in scena i sogni con la guida di Gerbi e di riassaporarmi le tante emozioni provate.
I sogni interpretati nel gruppo si trasformano, scrive Gerbi, e trasformano così il sognatore stesso e chiunque partecipi alla drammatizzazione aperto alle proprie risonanze interiori.
E aggiunge: tutti, il sognatore, il resto del gruppo e il terapeuta portano sempre a casa qualcosa di nuovo su di sé e un po’ di consapevolezza in più. E soprattutto, aggiungo io, la consapevolezza che sui sogni non se ne sa mai abbastanza. E che ogni sguardo, ogni prospettiva ed esperienza in più sulla versione notturna della vita è preziosa, perché ci fa conoscere meglio “quel qualcuno dentro di noi che ci parla attraverso i sogni” e ci invita a tuffarci con fiducia in acque sempre più profonde di noi stessi, sempre più in ascolto della voce dell’anima.
Non posso rivelarvi altro di ciò che potete trovare in questo libro, perché non voglio rovinarvene la lettura. Posso solo dirvi che è ricco di voci e di punti di vista diversi.
Quella di David Gerbi, che racconta come i sogni e la figura biblica di Giuseppe hanno guidato la sua vita e mostra le profonde e antiche radici del suo lavoro; quella di Maria Micheloni, che introduce e spiega con partecipe accuratezza i passaggi determinanti dei seminari riportati nel libro e che condivide con passione le sue risonanze personali, ma anche le voci di alcuni dei partecipanti ai seminari. È un libro che si legge in poche ore, ma che fa interrogare e riflettere molto più a lungo, consigliato vivamente a chi conosce poco i sogni, non da loro importanza e a volte è persino convinto di non farne mai… ma anche a chi i sogni li ama, ci parla e li ascolta già, perché non si finisce mai di imparare dalla ricchezza del loro sapere sulla vita.
*** Un sogno non interpretato è come una lettera non letta, di David Gerbi e Maria Micheloni, Evolvo edizioni, 2016, pagg. 103, € 15
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