Questo giornale si rivolge a tutti coloro che, trovandosi professionalmente a dover rispondere a richieste di natura terapeutica, sono sensibili ai problemi psicologici e sentono il bisogno, o il desiderio, di un corretto e consapevole uso del rapporto interpersonale. L’aver negato sistematicamente la dimensione psicologica, L’aver ignorato gli aspetti emotivi ed affettivi insiti anche nella più banale situazione clinica, l’aver costretto la psicologia entro i confini di una disciplina superspecializzata, appannaggio di pochi “privilegiati”, sono fatti che rientrano in un fenomeno solo in apparenza paradossale. Esso in realtà contiene svariate motivazioni di natura storica, sociale, politica, psicologica, ecc. ecc., ed è oggi ben analizzato e definito nella sua dinamica.
Tralasciando, in questa sede, di addentrarci in questo argomento, ci soffermeremo invece su alcune conseguenze pratiche di questo stato di cose.
Curanti e pazienti, e ciò riguarda sia il campo della medicina generale e specialistica che quello della psichiatria, sono oggi spesso insoddisfatti delle prestazioni che forniscono e che ricevono, entrambi questi interlocutori si trovano spesso delusi, frustrati ed arrabbiati, dopo tanti sforzi improduttivi, dopo tante energie profuse senza risultato. Basti pensare alla crisi della psichiatria: oggi gli operatori psichiatrici più sensibili sono concordi nel rifiutare i tradizionali sistemi terapeutici, nel condannare le tradizionali strutture autoritarie e repressive degli ospedali psichiatrici,ma nel momento di realizzare alternative terapeutiche più efficaci, si ritrovano confusi e disorientati, senza idee chiare sulle linee da seguire.
Così nel campo della medicina generale e specialistica, aumentano sempre di più i pazienti cosiddetti “funzionali”, di fronte ai quali generici e specialisti spesso si arrendono, e per il quali l’invio del paziente allo psichiatra non è tanto un atto medico cosciente e definito nei suoi obiettivi, quanto piuttosto l’ultimo tentativo di chi non sa più cosa fare.
Abbiamo l’impressione che la situazione sia matura per un discorso nuovo, per una impostazione nuova, più valida di tutti i problemi connessi con una prestazione terapeutica più adeguata e più efficace. Si tratta, a nostro parere, di superare la tradizionale dicotomia tra soma e psiche (risoltasi finora perlopiù con una ipervalutazione del primo e con una scotomizzazione quasi completa della seconda), e di ripristinare il fondamentale antico concetto per cui esiste il malato, prima ancora della malattia.
Mettere in pratica nella realtà clinica questo concetto significa considerare il paziente nella sua individualità e unitarietà di persona, per cui la prestazione terapeutica, supera i confini di un fatto “tecnico” (diagnosi, prognosi, prescrizione di adeguati medicamenti) per diventare, come rapporto interpersonale, un’esperienza umana. Come tale, in essa le personalità degli interlocutori sono impegnate in tutte le loro componenti (razionali, affettive, emotive, caratteriali), per cui le implicazione del rapporto interpersonale costituiscono una realtà assai complessa da definire.
La psicodinamica è lo studio di questa realtà, la psicoterapia è la tecnica che usa questa realtà ai fini terapeutici, in modo consapevole e finalizzato.
A proposito di psicoterapia, è necessaria una precisazione: il termine indica di solito ben definite tecniche di trattamento psicologico (psicoanalisi, psicoterapia a orientamento psicoanalitico, psicoterapie di gruppo, psicoterapie brevi, psicoterapia della coppia, della famiglia, ecc. ecc.), che sono estremamente specializzate e che richiedono a chi intende praticarle particolari addestramenti e lunghi tirocinii.
Allo scopo che ci interessa, usiamo il termine psicoterapia in senso generico, per indicare un atteggiamento di fondo della personalità del curante, in base alla quale chi lo possiede, comprendendo la dinamica del rapporto interpersonale, può cogliere i problemi di natura emotivo-affettiva che talvolta il paziente espirme, perlopiù a propria insaputa, attraverso il sintomo, e quindi dare una risposta terapeutica più adeguata alle sue necessità.
Oggi esistono tecniche di addestramento per al formazione psicologica (Gruppi Balint) che sono in grado appunto di dare una buona formazione di tipo psicoterapeutico a tutte quelle categorie professionali che si trovano impegnate in situazioni di rapporto interpersonale.
L’obiettivo consiste nel fornire a tanti operatori oggi in crisi circa il proprio ruolo, una bene definità identità professionale, proprio attraverso l’acquisizione dei quel grado di potere terapeutico che dovrebbe essere specifico per ogni funzione svolta. Per citare qualche esempio, un medico pratico oggi disorientato perché privo di potere terapeutico di fronte a tanti pazienti che presentano disturbi di natura cosiddetta funzionale, attraverso una formazione di tipo psicologico sarebbe in grado di fornire una prestazione spesso risolutiva, sempre in ogni caso più valida.
Così, un infermiere di ospedale psichiatrico, oggi ridotto alla funzione di custode, attraverso una formazione di tipo psicologico arriverebbe a svolgere funzioni essenziali nell’ambito di un programma psicoterapeutico istituito in un reparto ospedaliero.
Lo stesso, e a maggior ragione, vale per lo psichiatra, la cui figura richiede qualche nozione particolare.
Pur essendo, per definizione, lo specialista che cura i disturbi psichici, quindi il più vicino ai problemi di natura psicologica, egli arriva attualmente all’esercizio della sua professione del tutto sprovvisto di un minimo di conoscenze su rapporto medico – paziente e di formazione psicologica. Per la spiegazione di questa assurdità dovremmo riferirci a quegli stessi motivi di carattere generale cui abbiamo accennato all’inizio, e che ci proponiamo di sviluppare in seguito. Le conseguenze di ciò sono naturalmente molto gravi. Nel momento in cui la psichiatria clinica esce faticosamente da una situazione di assoluta impotenza terapeutica e grazie agli psicofarmaci ha potuto ristabilire un vero e proprio rapporto col paziente, prima ridotto allo stato di oggetto da custodire, lo psichiatra si trova del tutto impreparato ad usare quegli strumenti psicoterapeutici che potenzialmente avrebbe a disposizione.
Non pretendiamo che questa sia l’unica spiegazione della crisi del ruolo dello psichiatra, ma pensiamo che molti degli attuali problemi che travagliano la psichiatria siano riferibili a questo vuoto di potere terapeutico.
Questo giornale pertanto si rivolge a medici, psichiatri, psicologi, assistenti sociali e sanitari, infermieri di ospedale psichiatrico, ecc. ecc. Esso intende svolgere un’opera di sensibilizzazione ai problemi del rapporto interpersonale visto in funzione terapeutica; favorire soprattutto attraverso la casistica clinica la conoscenza delle implicazioni psicologiche; promuovere tutte quelle iniziative utili a consentire, a chi lo richiede, l’acquisizione di un’appropriata formazione psicologica.
Un altro nostro scopo è quello di cominciare a colmare il vuoto di informazione oggi esistente intorno alle varie forme di psicoterapia specializzata.
Oggi la psicoterapia ha notevolmente ampliato la gamma dei suoi interventi e molti pazienti finora esclusi dalla possibilità di una lunga cura psicoanalitica possono invece beneficiare di altri tipi di psicoterapia. Si tratta di farne conoscere ai medici psichiatri le indicazioni, i limiti e le effettive possibilità di applicazione. L’ignoranza attualmente esistente in proposito, oltre a provocare sprechi di tempo, denaro ed energia, aumenta pure la sofferenza dei pazienti che vengono male indirizzati o male informati.
Il programma che abbiamo cercato di delineare è sicuramente molto impegnativo: si tratta di andare contro tradizioni e consuetudini molto radicate, smuovere posizioni e forze che sicuramente opporranno molta resistenza. D’altra parte, raggiungere, la consapevolezza del proprio ruolo, acquisire la capacità di svolgerlo correttamente, sottrarsi alla dipendenza di forze che ci premono in direzioni diverse da quelle che sentiamo giusto seguire, tutto ciò pensiamo sia uno stimolo sufficiente per cominciare.